RECENSIONI di Alessandra Centroni, David Giacanelli, Simona e Giuseppe Mazzeo, Valeria Giuli, Emma Tagliacollo.



Recensione di Alessandra Centroni
Soprintendenza di Cagliari
Giovanni Manieri Elia
Metodo e tecniche del restauro architettonico
Carocci Editore, 2010

Intervenire sul patrimonio costruito, con la dovuta sensibilità e competenza, è compito molto complesso e delicato che può essere affrontato solo a seguito di un appropriato e mirato percorso formativo e conoscitivo.
Il volume di Giovanni Manieri Elia si propone di fornire al lettore un quadro delle problematiche teorico-metodologiche, ma anche tecnico-costruttive, con cui necessariamente ci si confronta nell’accostarsi ad un edificio storico, monumentale o meno, al fine della sua conservazione, tutela e valorizzazione.
L’Autore ci illustra una metodologia rigorosa che parte dall’ineludibile progetto di conoscenza che deve introdurre l’approccio operativo. La ‘lettura’, da effettuarsi prima di ‘operare’ su un documento storico, non potrà prescindere da un accurato rilievo geometrico e architettonico al fine di acquisire un primo livello di informazioni, da una ricerca storica diretta sul manufatto e indiretta sui testi, per passare successivamente ad una fase di ulteriore approfondimento, che comprenda gli elementi tecnico-costruttivi, le murature, le strutture con il relativo stato fessurativo ed infine le patologie di degrado. Manieri Elia tiene a sottolineare la duplice finalità del rilievo: da una parte, essendo alla base del progetto di restauro architettonico, “strumento finalizzato alla conservazione delle informazioni” dall’altra come “strumento di lettura”, comprensione e interpretazione e dunque di conoscenza in senso lato.
Solo a seguito di tale analitico percorso conoscitivo ci si potrà accostare al progetto di recupero e di restauro predisponendo gli interventi più rispettosi e opportuni, che dovranno tendere verso il minimo intervento, verso un oculata e attenta scelta delle tecniche e dei materiali a favore del riconoscimento e dell'uso, quando possibile, di quelli tradizionali e verso una destinazione d' uso compatibile, al fine di salvaguardare e valorizzare i caratteri specifici, peculiari e identitari dell’edificio storico su cui si interviene, recuperando non solo i suoi valori materiali ma anche quelli immateriali, psicologici, e simbolici.
Particolarmente interessante e di grande praticità sono, nel capitolo terzo, gli aspetti applicativi degli interventi, dove si analizzano i principali elementi costituitivi di una costruzione (fondazioni, archi e volte, coperture, solai, finiture, impianti, ecc.) e se ne esaminano, con approccio critico, le eventuali possibili azioni di recupero o di consolidamento; in un capitolo finale, troviamo poi alcuni esempi su edifici storici che lo stesso Autore, brillantemente e con grande sensibilità, ha contribuito a realizzare in diversi contesti.
Attraverso una particolare chiarezza di linguaggio, frutto di una padronanza della metodologia acquisita nella pluriennale esperienza professionale e accademica, Giovanni Manieri Elia ci offre un volume utile e di piacevole lettura, rivolto sia agli studenti che ai professionisti del settore, mantenendo sempre in un “dialogo costante” il rapporto, a volte controverso, tra teoria e pratica del restauro architettonico.

Recensione di David Giacanelli
Giornalista

E’ in libreria il volume di Giovanni Manieri Elia “Metodo e tecniche del restauro architettonico”.
Analisi del legame tra aspetti teorici e costruttivi  del restauro che si esplicita nell’ossimoro “intervenire per conservare”, concetto che sintetizza l'interessante opera.

E’ uscito in questi giorni nelle principali librerie italiane il libro, edito da Carocci, “Metodo e tecniche del restauro architettonico” di Giovanni Manieri Elia, architetto romano, che fu allievo e collaboratore di Antonio Giuffrè, oltre ad essere dottore di ricerca e docente presso  la Prima Facoltà di Architettura di Roma “Ludovico Quaroni”, insegnante presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, ha condotto "sul campo", in numerose direzioni dei lavori, interventi di restauro nella loro fase realizzativa.
In un volume di 275 pagine affronta la tematica cara ai nostri tempi, e molto dibattuta, del restauro architettonico nei suoi indirizzi metodologici. Argomento quanto mai attuale dopo le tragiche distruzioni degli eventi sismici aquilani.
Il volume, utile agli studenti di architettura come ai professionisti del settore e, più semplicemente, ai lettori curiosi,  ci mostra quanto siano attuali, nell'operare oggi, le tecnologie antiche, quelle usate da sempre e, perciò, se ben realizzate, più sicure in quanto collaudate dai secoli.
Nel volume in uscita Manieri Elia osserva  come la miglior conservazione avvenga su quegli edifici che hanno avuto un rapporto più stretto con gli uomini, che sono stati usati con continuità: “le opere conservate sono quelle che hanno avuto continuità d’uso, che sono state cioè curate, valorizzate e amate nel tempo”.
Questa dichiarazione, di illuminante semplicità, lega il mondo dell’architettura a quello sociale,  dà adito  a molteplici considerazioni sulla relazione biunivoca tra l’uomo e la società con il loro spazio di vita quotidiana, gli edifici storici e dunque l’oggetto del restaurare.
 “Materia” e “significato” nel  restauro hanno pari dignità e sono imprescindibili se si vuole operare in modo ottimale.
Si deve intervenire sull’antico in modo misurato, senza modificare il senso originario, sia dal punto di vista architettonico che concettuale.
Manieri Elia si pone contro “l’urlatore del restauro” offuscato dal desiderio di lasciare una traccia di sé, che non agisce necessariamente in funzione delle reali problematiche  che il restauro architettonico pone.
A suo parere bisogna adottare una visione “laterale” nell’intervento, che metta in relazione l’opera con  la sua funzione sociale e, più in generale, con il contesto storico, non solo materiale, in cui si trova.
“Intervenire per conservare” è il miglior ossimoro per descrivere il pensiero e l’opera del giovane  Manieri Elia dettagliatamente e con chiarezza esposti in questo volume.

Metodo e tecniche del restauro architettonico”
di Giovanni Manieri Elia
Carocci Editore
pagg. 275
Euro 31.00


Recensione di Simona e Giuseppe Mazzeo
Architetti restauratori

Abbiamo letto con interesse il volume di Giovanni Manieri Elia edito da Carocci. Il testo offre al lettore nei suoi primi due capitoli una rapida panoramica sulla cultura del restauro a e sugli aspetti tecnici e metodologici che vanno dalle indagini preliminari, all’analisi dei limiti della modellazione matematica per le verifiche degli edifici in muratura.
L’approccio dell’autore si muove nel filone del recupero delle tecniche tradizionali, utilizzate, come afferma Francesco Giovanetti richiamato dall’autore, «senza integralistiche esclusioni per i materiali e le tecniche contemporanee – anche recentissime – dove usate correttamente. Quello che in definitiva si rifiuta è la pratica del progetto e del cantiere come luogo dell’applicazione acritica di modelli di calcolo, tecniche e materiali prelevati frettolosamente dal mercato. Quello che si afferma, sono il progetto e il cantiere come luogo di applicazione dell’intelligenza sia all’analisi dello stato di fatto che alla pratica realizzativa». Il terzo capitolo si concentra sugli aspetti applicativi, presentando una rassegna di tipologie di intervento, la cui analisi si rivela ricca di suggerimenti e richiami alla cautela.
Apprezzabile l’accento posto sul ripensamento dell’utilizzo indiscriminato del calcestruzzo di cemento armato, materiale che per l’insita incompatibilità fisico-meccanica non è stato capace di assicurare all’edificato storico l’incremento delle prestazioni attese, soprattutto in relazione agli eventi sismici. Il quarto capitolo si rivolge all’intervento in contesti archeologici.
A fronte di un carattere prevalentemente didattico-informativo della prima parte della trattazione, utile per chi voglia accostarsi alle problematiche del restauro, di particolare interesse ci è sembrato l’ultimo capitolo, dedicato a sei differenti casi di studio, frutto dell’esperienza maturata dall’autore nella pratica professionale: Il Palazzo Pietromarchi (Marciano, Pg), Chiesa di S. Francesco (Nocera Umbra, Pg), Le Rocchette di Todi (Pg), Ninfeo Repubblicano a Villa Adriana (Tivoli, Roma), La Casina degli architetti a Villa Adriana (Tivoli, Roma), il Voltone presso lo stadio a Villa Adriana (Tivoli, Roma).

Questa recensione è stata presa dal sito web degli autori:


Recensione di Valeria Giuli

Intervenire per conservare
L’intento del testo è “fornire al lettore un quadro generale sulle problematiche teorico-metodologiche e tecnico-costruttive che riguardano il restauro architettonico”.Dopo una rapida rassegna storico-normativa sul tema del restauro, l’autore illustra con rigore il processo conoscitivo che, partendo dalla “lettura” del documento storico – attraverso la ricerca storica, i rilievi, i sondaggi e le quantificazioni matematiche – introduce al progetto. Un corretto restauro, il cui obiettivo è la massima  conservazione sia delle informazioni materiali che dei significati immateriali dell’opera, deve seguire dei precisi criteri progettuali tra i quali la conservazione del comportamento statico originario e l’uso di tecnologie e materiali originali, perseguendo il minimo intervento e la massima reversibilità. Nella terza parte del volume, la più corposa, per ogni elemento costruttivo dell’edificio storico (dalle fondazioni agli archi, ai solai, alle coperture…) vengono descritte le principali tecniche d’intervento usate in cantiere.
Sentita la critica dell’autore verso l’uso indiscriminato del cemento armato che, per la sua incompatibilità sia chimica sia di comportamento statico e meccanico con le preesistenze storiche, non è stato in grado di assicurare all’edificio l’atteso incremento delle prestazioni, soprattutto in occasione di sismi. Le verifiche sui lavori eseguiti e i controlli condotti a distanza di tempo “hanno dimostrato come le soluzioni generalmente riconosciute più idonee siano quelle che si rifanno ai metodi costruttivi del passato”. Manca, però, una diffusione capillare di tale culturale del restauro: è deprecabile che ancora oggi, parlando ad esempio di interventi consolidativi di strutture murarie, sia così largamente in uso il ricorso al cordolo sommitale in cemento armato o all’intonaco armato. Dopo la trattazione delle tecniche  d’intervento sui resti archeologici, il volume si conclude con un interessante capitolo su sei diversi casi di restauro realizzati dallo stesso Manieri Elia, “dandoci il modo di praticare insieme a lui quanto esposto in precedenza”. Come dice Giovanetti nella presentazione, si tratta di un volume utile sia agli studenti che agli “addetti ai lavori”, in cui dettagliatamente e con chiarezza di linguaggio viene offerta una visione globale del restauro, tenendo in un dialogo costante “metodo” e “pratica”.

Questa recensione è pubblicata in nel periodico AL (Architetti Lombardia) n. 483 maggio-giugno 2011, pag 43.


Recensione di Emma Tagliacollo
Università "La Sapienza" di Roma, Facoltà di Architettura

Le riflessioni sul restauro sono di notevole importanza in questo momento in cui si stanno avviando i lavori di restauro del Colosseo, argomento di interesse non esclusivamente per la comunità scientifica ma per tutti i cittadini. Il tema è di grande rilievo in considerazione dell'operazione non solo culturale, ma anche di valore economico e pubblicitario che investe uno dei monumenti e dei simboli dell'architettura. Vi è la necessità di comprendere le tematiche del restauro da un punto di vista teorico e da un punto di vista pratico, anche con incursioni all'interno del progetto di restauro.

Il testo di Giovanni Manieri Elia, che si inserisce all'interno del dibattito attuale, si presenta quasi nella forma di un manuale da cui possiamo trarre esempi pratici di interventi che vengono illustrati in modo chiaro e comprensibili a un vasto pubblico.
Il testo, che nasce in ambito accademico come risultato delle ricerche condotte dall'autore e della sua attività progettuale, vuole essere un volume agile e di facile approccio, grazie anche al supporto delle illustrazioni che aiutano a comprendere gli interventi.

Il volume prende le mosse dalla cultura del restauro, dedicando la prima parte del testo ai temi teorici: si definiscono sinteticamente le linee della storia del restauro, con una particolare attenzione alla vicenda italiana che, in passato, ha fatto scuola e ancora oggi delimita le linee di intervento con i suoi principi nel campo del restauro.
In modo particolare l'autore si sofferma sulla legislazione, definendo, in un certo modo, l'evoluzione della materia nell'ambito dei beni culturali. Gli atti normativi, infatti, nel tempo hanno meglio definito l'azione della tutela tramite la necessaria comprensione e studio del monumento prima di intervenire su di esso; il legislatore si è inoltre mostrato più attento al progetto di restauro che deve essere declinato sempre assieme alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio.

Nel secondo capitolo del testo vengono spiegati gli approcci operativi per programmare e dare avvio al progetto: la ricerca storica, il rilievo, i sondaggi, fino alle definizioni dei criteri per il restauro e il recupero (tra i quali il minimo intervento, la compatibilità e la durabilità dei materiali utilizzati) e agli aspetti strutturali. Tutti questi elementi sono la base per poter intervenire in maniera preparata e sensibile sul patrimonio architettonico. Al percorso delineato segue la trattazione degli interventi sulle parti dell'organismo architettonico, fornendo così un insieme completo delle problematiche che interessano la materia.

I capitoli più significativi risultano essere quelli che si occupano degli interventi in ambito archeologico (capitolo 4) e degli esempi operativi in contesti storici (capitolo 5) per la forma marcatamente didattica qui più evidente che in altre parti del volume. Gli esempi delle tecniche impiegate sui manufatti archeologici e l'illustrazione di casi operativi, oltre ad avere il ruolo di esemplificazione di come si procede, sollevano alcuni interrogativi sul restauro, su come viene percepito e compreso.
Nello spiegare le tecniche costruttive antiche l'autore affronta il tema dell'immagine dell'opera e del riconoscimento dell'intervento. Interessante a questo riguardo proprio l'intervento di Antonino Giuffrè con Maria Grazia Filetici, Carlo Baggio e Paola Brunori sui capitelli del Tempio rotondo al Foro Boario a Roma: alcune forme pure vanno a reintegrare la funzione di alcuni capitelli, mentre uno solo viene ricomposto secondo la sua forma e immagine storica. Questa interessante scelta permette al lettore di poter riflettere sull'importanza della materia che si utilizzerà in questo ambito e sul modo in cui può essere messa in opera. Il lavoro sul Tempio rotondo rivela l'importanza del recupero dell'architettura, proponendo un’immagine che sveli l'intervento senza tradire la storia presente del monumento.
Altri esempi descritti sono quelli delle architetture attorno al Canopo di Villa Adriana, come ricostruzione spinta oltre la ricerca documentaria, e degli interventi sul Colosseo - oggi storicizzati - di Giuseppe Valadier, da leggersi come reintegrazione, e di Raffaele Stern, come consolidamento.
In conclusione al testo alcuni progetti di restauro che coniugano insieme progetto e intervento strutturale, al fine di poter fruire e rendere vivo l'edificio nel contesto in cui si trova, uno degli elementi fondamentali per perpetuare la presenza e la riconoscibilità del patrimonio culturale.

Questa recensione è pubblicata nel sito Fogli e Parole d'arte.


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