RECENSIONI DI ALTRI LIBRI




LEGGENDO IL LIBRO DELLE ANTICHE ARCHITETTURE
Antonino Giuffrè (a cura di Caterina Carocci e Cesare Tocci), Gangemi, Roma 2010.

Il volume, reso organico, ben organizzato e commentato dai curatori Caterina Carocci e Cesare Tocci, riunisce in un’unica raccolta, i principali testi scientifici redatti da Antonino Giuffrè nel suo ultimo periodo che va dal 1985 alla sua scomparsa avvenuta nel 1997.
E’ in questa fase della propria vita che Giuffrè, in seguito agli ingenti danni causati dai terremoti del Friuli e dell’Irpinia, ovvero ai collaudi “sul campo” di metodologie di intervento strutturali errate, si rende conto e rafforza sempre più la propria convinzione che le modalità operative più efficaci per intervenire sul costruito storico devono scaturire dalla stessa cultura di cui quegli edifici sono figli.
Un approccio in prima istanza antropologico, dunque, che negli anni in questione, nonché nei seguenti, ha rivelato tutta la sua efficacia anche su base scientifica e tecnica.
Una rivoluzione metodologica, quella di Antonino Giuffrè, che partendo da considerazioni di geniale semplicità, trova ampia conferma nelle indagini analitiche più approfondite nonché nei dati sperimentali e fattuali.
Al centro delle valutazioni sulla stabilità del costruito storico viene dunque posta la “regola dell’arte” e non il calcolo strutturale, spesso basato su modelli matematici eccessivamente distanti dalla realtà disomogenea e carica di variabili, non tutte controllabili, della muratura storica.
Non si tratta di un approccio nostalgico alle tecniche del passato quindi, ma di una necessità meccanica precisa: conseguire un’omogeneità strutturale che i nuovi materiali non possono raggiungere ottemperando, nel contempo, l’esigenza di conservare la cultura tecnologica tradizionale, veicolo di trasmissione ai posteri della storia del nostro passato.
Fondamentale risulta dunque la conoscenza, anche da parte delle nuove generazioni, delle modalità operative più opportune per intervenire sul delicato patrimonio architettonico storico che devono scaturire dalla piena comprensione delle tecniche costruttive tradizionali.
Anche in questo, il testo fornisce un valido contributo raccogliendo una notevole quantità di informazioni, ragionamenti, esempi e illustrazioni che, nell’insieme, definiscono compiutamente una feconda filosofia metodologica ormai imprescindibile nella cultura del restauro architettonico non solo italiana.

Giovanni Manieri Elia, 2010




CopertinaROMA DALL’ACQUA ALLA PIETRA
Mario Manieri Elia, Carocci, Roma 2009.

A coloro che, ancora, sono alla ricerca di un luogo “altro”, distante dai rassicuranti approdi degli stereotipi e delle facili certezze, Mario Manieri Elia indica, attraverso un prezioso cahier de voyage, il cammino verso una città di acqua e di pietra: Roma.
Ad essa, e a una sua natura inaspettatamente anfibia, egli ci introduce attraverso il fine intreccio di mitologia, storia e architettura, seguendo un percorso diacronico che ne mette in evidenza di volta in volta le sostanziali interdipendenze. E svela intenzioni e progetti di coloro i quali, nel corso di una storia millenaria, hanno tentato di modificarne il volto attraverso i luoghi e i manufatti della città; gli stessi “topoi” cui ha dedicato una vita di studi e, come pochi, comprende ed ama.
Un taglio inedito che l’insigne storico intraprende senza operare scelte selettive tra le varie componenti semantiche anche quando in contrasto tra loro, come il titolo stesso prefigura. Il rapporto evolutivo, quasi partenogenetico, tra acqua e pietra, elementi generatori dalle evidenti valenze simboliche, è infatti sintesi di un’impressionante stratificazione di segni fondativi talora in conflitto e nondimeno strettamente correlati; ma anche superamento di un confronto inesorabilmente contrappositivo di termini in antitesi, che prelude in realtà a una loro compresenza.
L’autore ci svela così le molteplicità bipolari congenite alla Città, ancora sussistenti e tangibili nella stessa morfologia urbana, frutto delle diverse concezioni attraverso cui re, imperatori e successivamente pontefici hanno tradotto la propria egemonia su Roma nell’ansia di dominarla, prefigurando viceversa tasselli del suo più ampio e complesso mosaico. Una trama, in continua evoluzione, per la quale la nostra guida, nel concludere il percorso espositivo, arriva a proporci - sia pure in forma parzialmente virtuale - il progetto del ripristino di un attraversamento storico del Tevere.
Le duplicità genetiche, che già trovano riscontro nei miti fondativi della Città rispecchiandosi nelle sembianze dal volto palindromo del dio Giano, divengono dunque il filo conduttore di una sapiente dissertazione costantemente in equilibrio tra la gravitas dei contenuti e la sottile levitas della brillante narrazione. E quindi, a sua volta, bifronte.
Un testo straordinariamente denso che colpisce per l’efficacia dei riferimenti, la puntualità delle citazioni, la sottile ricerca etimologica attraverso cui Mario Manieri Elia ci rivela il senso profondo dei fenomeni legati alla nascita dell’Urbe e al suo sviluppo attraverso i secoli. Senza rinunciare, di tanto in tanto, al suo pungente sense of humor. Una lettura senza dubbio colta, che si rende nondimeno accessibile anche a coloro i quali si avvicinino a questi temi da neofiti, giacché, prerogativa dei classici, oltrepassata la soglia dell’erudizione, diviene la generosa condivisione di un vasto e poliedrico sapere.

Francesco Lenzini, 2010
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